Nei soggetti giovani, il trattamento delle fratture metafisarie può rappresentare un problema di difficile soluzione. La difficoltà è solitamente rappresentata dalle ridotte dimensioni di uno dei due monconi ossei, che risultano ulteriormente ridotte dalla presenza delle fisi di accrescimento ancora aperte. Tale situazione limita considerevolmente lo spazio a disposizione nel quale infiggere i punti di presa dell'impianto.
Il caso in discussione riguarda Misurino, un cane meticcio di 5 mesi di età, di 6 kg di peso. Il paziente presenta una frattura metafisaria distale, spiraliforme, a carico della tibia sinistra complicata da una fessurazione longitudinale sul moncone prossimale.
Il trattamento ha previsto un approccio di minima al sito di frattura, la riduzione della stessa, l'applicazione di un filo di Kirschner da 1 mm. per mantenere la riduzione ottenuta e l'applicazione di un fissatore esterno ibrido con montaggio a "vela".
I componenti dell'impianto erano:
- Componente circolare: 1 anello da 65 mm. (I serie) fissato al moncone distale mediante due fili di K da 1,2 mm.
- Componente lineare: binario a due asole ortogonale fissato al moncone prossimale mediante 3 fiches da 2 mm. e relativi morsetti fissafili/fissafiches
- Montaggio "a vela"
Fig. 1 Rx pre-op C-C, M-L ed obliqua
Fig. 2 Aspetto intraoperatorio: approccio di minima alla frattura
Fig. 3 Impianto in situ alla fine della seduta chirurgica
Fig. 4 Rx post-op (C-C, L-M)
Misurino ha iniziato ad appoggiare la zampa sin dal giorno dopo l'intervento e ha iniziato a caricarla completamente dal III giorno PO.
A 35 giorni dall'intervento, in considerazione del buon andamento del trattamento, si è destabilizzato l'impianto mediante l'asportazione della fiches intermedia
Fig. 5 Rx C-C dopo rimozione della II fiches
A 50 giorni dall'intervento l'impianto è stato rimosso ambulatoriamente in leggera sedazione.
Fig. 6 Rx dopo la rimozione dell'impianto
Durante tutto il periodo in cui l'impianto è rimasto in situ Misurino ha utilizzato l'arto senza dimostrare nessuna limitazione dalla presenza dello stesso, anzi vista l'esuberanza caratteriale del soggetto alcune volte siamo ricorsi alla contenzione farmacologica per limitarne l'attività fisica.